Vista la situazione non potevamo esimerci dall’utilizzare i dati della nostra piattaforma Dianalytics per capire se e come è cambiato il comportamento degli shopper dall’inizio della crisi. La possibilità di avere un osservatorio continuativo sul traffico degli store, il numero di shopper dei prodotti, i loro comportamenti ci pone nella condizione, quasi nell’obbligo morale, di condividere con chi ci segue dati che altrimenti non sarebbero disponibili.
Abbiamo estratto, in primis i dati degli Ipermercati (i super arriveranno nei prossimi post): abbiamo considerato i dati giornalieri di ingressi, di shopper potenziali (ovvero di coloro che arrivati davanti agli scaffali guardano i prodotti), dei loro acquisti: 281.000 casi in due mesi. Fra le possibili categorie abbiamo scelto una del beverage, per un totale di 35.000 pezzi venduti.
Se consideriamo il trend del traffico nei punti vendita (linea blu), ponendo uguale a 100 il numero di ingressi nella settimana dopo il 6 gennaio, notiamo un calo generale delle presenze: il 18 febbraio, quindi prima dell’esplosione della epidemia, il calo era già del 40 %.
Si nota chiaramente un aumento delle presenze a partire dalla metà di febbraio e un picco la prima settimana di marzo: evidente l’effetto scorta. Poi il calo. A fine marzo la flessione era pari al 56 % rispetto a gennaio. Rispetto però al dato di metà febbraio, che rileva il trend del traffico prima dell’epidemia, la caduta è di circa 15 punti. Quindi, calo delle presenze sì ma all’interno di un trend già decrescente.
Consideriamo ora il numero di shopper potenziali (linea gialla), ovvero coloro che sono arrivati alla categoria e hanno guardato i prodotti sugli scaffali.
Gli shopper sono più stabili nel tempo, in leggera crescita fino alla fine di febbraio: i dati dimostrano la elevata penetrazione della categoria: beni normalmente presenti nel paniere degli acquisti. A fine marzo il numero di shopper cala del 65 % circa, quindi più degli ingressi. Bisogna anche qui considerare la stagionalità ( – 12 %), quindi il dato reale riporta una flessione degli shopper del 53 %.
In pratica, una categoria di uso comune, ma non primaria come la pasta o il pane, ha visto calare gli shopper in modo più rilevante rispetto al punto vendita. Nel prossimo post aggiungeremo i dati sugli acquisti della categoria e degli shopper. Seguiranno i dati del canale supermercati.
A tutti coloro che fossero interessati al termine delle pubblicazioni invieremo un rapporto completo (per la richiesta contattare alessandro.marzulli@dialogica.it).