L’oasi urbana Vanity Fair Green House allestita in occasione della Design Week di Milano ha avuto un grandissimo successo. Più di 20.000 visitatori, molto “engaged”, attratti dall’evento, dalle diverse “oasi” all’interno della Green House. Opinioni? No, fatti.
L’intera Green House è stata coperta con i sensori Dialogica per misurare gli afflussi, le presenze nelle varie aree, il tasso di attrattività, il gradimento, l’engagement. Ora per ora abbiamo misurato ciò che i visitatori hanno gradito di più, ciò che li ha coinvolti, individuando i target segmentati per sesso e fasce d’età.
Vanity Fair e il gruppo Condé Nast si sono affidati alla tecnologia per ottenere insight preziosi sull’evento, per fornire dati agli sponsor, per affinare le attività future.
I dati sono stati certificati da Ebiquity, che ha provveduto alla valorizzazione media dei risultati.
Come dico sempre ai miei studenti (a cui si rivolge primariamente il Blog), l’attività di marketing si basa, in primis, sulla analisi di dati oggettivi, che producono insight preziosi che guidano la creatività.
Ecco un esempio di successo: il gruppo Condé Nast analizza, pensa, esegue, verifica. Non vi suona famigliare? Non è altro che il processo deduttivo che segue la scienza (Cartesio Docet…Il discorso sul metodo). Riusciamo finalmente dire addio al marketing facilone, improvvisato e ad altissimo rischio di errore?