In-store reality mining: quantificare e creare modelli di lungo termine per descrivere lo shopper behaviour e le interazioni con la marca usando sensori che misurano la shopping experience
"Per molte imprese la marca rappresenta un punto di riferimento imprescindibile della relazione con i consumatori, il momento di attrazione e congiunzione tra ciò che le une sono in grado di offrire e gli altri percepiscono e desiderano. Comprendere le politiche di marca delle imprese (brand management) e le modalità di fruizione della marca da parte del mercato (brand usage) è quindi una questione di primaria importanza per chiunque si occupi di marketing e di strategia. Se è vero infatti che la marca apporta indubbi vantaggi, per esempio in termini di rapporti con i consumatori, è altrettanto certo che richiede un'attenta gestione. Il volume, frutto del lavoro di tre esperti italiani, fornisce un'analisi approfondita dell'argomento, della sua valenza attuale e delle prospettive ed evoluzioni future."
"Il discorso sulla marca, sulle sue relazioni, il/i suoi ruoli, il suo futuro, è probabilmente senza fine, dato che senza fine, e sostanzialmente imprevedibili, sono gli sviluppi della società, dei bisogni dei clienti, delle modalità di scelta e di acquisto, dell'evolversi dei canali distributivi e delle nuove tecnologie. (...) Da parte nostra non possiamo proporre soluzioni, né temporanee né tanto meno definitive: la letteratura di marketing è già ricca di soluzioni "ready to use", di panacee miracolose offerte da sedicenti guru o nuovi imbonitori. Come abbiamo cercato di analizzare nello sviluppo del testo, si sente la necessità di una riflessione culturale sulla ragione d'essere, il motivo dell'esistenza, gli scopi della marca. La cultura che sottomette la marca ai soli risultati economico finanziari, possibilmente di breve periodo, la cultura dell'agire senza riflettere attentamente sui risultati che l'azione legata alla marca produce sull'intera azienda, sui clienti, e più in generale sugli stakeholders (portatori d'interesse), il proliferare di un'offerta sorda alle reali esigenze degli individui/clienti, della società, spesso ridondante che esaspera inutilmente la situazione competitiva, il ricorso ad azioni di brevissimo respiro, l'eccessivo utilizzo della leva del prezzo, l'impermeabilità, la superbia, l'egoriferimento delle aziende, la sussistenza di un management spesso incapace di comprendere le istanze della società (in cui la marca si muove), i processi di inserimento e formazione delle nuove leve manageriali, troppo spesso svincolati dalla realtà dei mercati, indeboliscono la marca, la sua credibilità, la fiducia che può generare nei clienti e, in ultima analisi, l'intera azienda. (...) Insomma, non applichiamo ricette standard ma esploriamo le tante direzioni di intervento che la realtà attuale ci mette a disposizione per un rilancio non temporaneo della marca, in grado di farla decollare e riprendersi da quella crisi di leadership che rischia di attanagliarla. (...) Dunque grandi opportunità. Peccato che in questa fine del 2009 i primi segnali che provengono dal sistema di marca, anche dai comparti del largo consumo che stanno superando la crisi 2007-2009 senza particolari problemi, sembrano andare nella direzione opposta. La tendenza 2010 degli investimenti delle aziende sembra andare verso il drenaggio delle risorse destinate al supporto della marca e del suo valore (comunicazione, posizionamento, etc.) per aumentare - per contro - le risorse destinate alle promozioni ed alle operazioni di taglio di prezzo. Ovvero, esattamente l'opposto di quanto si è cercato di evidenziare nelle pagine precedenti. La marca rischia di abiurare il suo ruolo; la relazionalità con il cliente rischia di essere seriamente compromessa dal ricorso massiccio a promozioni, offerte, tagli prezzo. Il valore, che ricordiamo bene non è uguale al prezzo pagato, si appiattisce sul prezzo al punto tale da forzare il cliente ad una migrazione, ad un picking di offerte, dimenticando il legame con la "sua" marca. Una marca che diventa una "belle de jour", offerta a poco prezzo, usata e dimenticata, in cui la progettualità, la relazione duratura, la fedeltà, diventano una chimera. Se fosse così la marca avrebbe vita sempre più grama, diventerebbe una sintesi di valore sempre più rarefatta. Per lasciare posto, infine ad un simulacro della marca: la marca-non marca, di buona visibilità, ma a cui non si tributano né onori né fedeltà. La distanza fra brand e unbranded tornerà ad annullarsi? Significherebbe la chiusa di un ciclo di più di 100 anni: 1886, Atlanta, Georgia, nasce la Coca-Cola."
"Siamo arrivati al capolinea? Il carrello della spesa sembra colmo, non solo di prodotti, ma anche di bisogni ormai soddisfatti, di attese disattese (dai produttori? Dai distributori? Da entrambi?), di significati e valori logori. E come spesso accade nelle lunghe fasi di mutamento della società e dei consumi, episodi "dirompenti" come la crescita della disoccupazione, la rivoluzione del potere di spesa delle famiglie, il calo diffuso dei consumi e degli sprechi, in pratica ciò che negli ultimi cinque anni abbiamo semplicisticamente chiamato crisi, fungono da detonatori di onde lunghe presenti, più o meno sottotraccia, nella società.
Qualcosa è cambiato. Forse abbiamo capito che i desideri, come tutte le cose in questo universo, non sono destinati alla crescita infinita. I mercati non possono più prosperare in modo illimitato, le aziende non possono sempre crescere, i bilanci non possono essere sempre più pingui, i titoli in borsa non possono correre come un toro in verdi praterie sterminate. La recessione ci insegna che i desideri fanno i conti con le possibilità. Se le possibilità economiche si riducono, allora è necessario definire delle priorità.
In questo scenario, come dovranno muoversi le industrie produttive e distributive? Di fronte allo smottamento delle certezze sulle quali avevano costruito le loro fortune, molte sembrano non essere più in grado di capire, progettare, agire. Appaiono bloccate dalla incapacità di interpretare la realtà, di analizzare i mercati, di capire necessità, bisogni, desideri, possibilità, di clienti sempre più eterogenei, non solo per cultura di provenienza, ma anche per stili di vita e di acquisto.
Il libro propone una riflessione sulle nuove logiche di acquisto ancorata all'analisi di casi reali e a pareri di professionisti ed esperti chiamati a esprimere le loro opinioni, con il supporto di dati e risultati di ricerche in diversi settori merceologici. Privilegiando un approccio pragmatico, l'attenzione sarà concentrata sul soggetto che, di fatto, genera il valore, su chi praticamente acquista: lo shopper. Considerato non come un "consumatore" lontano, un teorema a uso e consumo degli uffici marketing, bensì come la persona concreta che si reca in un negozio, reale o virtuale, per informarsi, svagarsi, divertirsi, socializzare, incontrare prodotti, immagini, offerte, stimoli, marche, e magari acquistare."
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